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Ferrari nel Medioevo
- “26 ottobre 1559: Ampilio Damolidei vende a Maffeo Damolidei una terra ortale con alberi di fico et olive, sita nel loco ubi dicitur la Corte, bono Salemme Invidiato, Remedio Damolidei et altri”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3251.
- L’antroponimo è documentato nel 1504: Costantio Damolidei di Montecorbino per un pezo di terra con olive e vite vitato ubi do li Durchi”. A.D.S., Reg. Mensa n. 2.
Fontigliano
Nella fascia di territorio posta fra l’attuale Ferrari e l’antico sito di Rocca Solla, al di sotto della via Ferrari-S. Martino, (1) fu fondato da un Fontilius un fundus con relativa abitazione, depositi per i prodotti agricoli e stalle per gli animali domestici. Collegato con i vicini fundus di Nebulano e Casa Marzana, era dotato di una sorgente perenne, denominata nel XVI secolo Acqua Viva, (2) che garantiva un approvvigionamento idrico per tutto l’anno. Il nucleo abitativo era al centro di una vasta proprietà, diretta dal conductor locale, abitato da manodopera servile e da allevatori di bestiame. Rappresentava, insieme alle varie Pezze (fondi agrari), fra il tardo antico e il periodo latino medievale, l’unica entità umana presente presso gli attuali villaggi di S. Eustachio.
- “10 febbraio 1562: Il Magn. Innocenzio de Alessio vende a Massenzio de Angelo una terza parte di una possessione, sita nel casale Ferrarioru e proprio dicitur Fontigliano, pertinente Montecorvino, giusto i beni di Carolo de Angelo, via pubblica, Vespasiano Damolidei, giusto fiume Cornea, per un prezzo di duc. 40. Due parti sono di detto Innocenzio e la terza parte è redditizia a Santa Maria di Fontigliano”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3252.
- “26 aprile 1597: Acqua Viva detta Fontigliano. A.S.S., notaio F. Maiorino, B. 3273.
La Rocca
- “29 luglio 1565: Nella dote di Vita de Gilio, sposata con Allegracore Diomelodiede, vi è una casa consistente in cinque membri, soprani e sottani, sita nel casale Ferrari, confinante con Miliani de Gilio, via pubblica et altri. Item una terra ortale contigua, sita nel medesimo casale e proprio dicitur la Rocca, confinante con Joe Sapati de Gilio, Politoro de Gilio et altri”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3253.
- Elenco dei beni della Chiesa di S. Pietro del 1634: “Il clerico Govan Carlo Denza rende ogni anno sopra l’oliveto sito alla Rocca, confinante con li beni di Santa Maria della Rocca, il giardino dei Padri Cappuccini e la via pubblica che va a Ferrari”. Archivio di San Pietro di Montecorvino, Libro Campione n. 15, p.
- “1 gennaio 1585: Pompeo Damolodede possiede due domo, una terranea detta la macina co cellara seu fabrita contigua e l’altra palaziata, con orto murato, similmente contiguo, siti nel casale Ferrarioru, confinante con gli eredi di Joe Fabrizio Damolidede, giusto torrente Acqua Viva e altri”.
- A. Giordano, Le pergamene dell’Archivio Diocesano di Salerno (841-1193), Battipaglia 2015.
Sei – D’Arminio – L. Scarpiello -V. Cardine, Chiese di Montecorvino e Gauro. Istituzioni religiose e vita sociale nella Diocesi di Acerno, Montecorvino Rovella febbraio 2018, pp. 70-106. S. Paraggio, La Chiesa di S. Pietro. Insigne Collegiata Matrice Curata. Notizie e documenti, Battipaglia 2003, p. 49.
Rocca Solla
- “21 novembre 1555: Cristofano Vasu di Ferrari assegna a Troiano Diomelodiede, tutore di degli eredi di Geloromo Diomelodiede, del medesimo casale, una vinea vineata con alberi di olivi, querce et altri alberi, sita nel loco ditto la Rocca de Solla, giusto i beni di Jacobi de Cunzolo, Martino Piccolo, eredi del fu Joe Tomasi Pezuto”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3250.
“16 febbraio 1613: Matrimonio fra Tomaso Vasso, figlio del fu Laudisio e Altabella Denza, e Ortenzia Invidiata. Alla sposa viene assegnata una dote in corredo, denaro corrente e beni, fra cui una possessione sita a Rocca de Solla, confinante con Antoni Scafilo, Michele Piccolo, via pubblica e via vicinale e proprio quella porzione soprana con certi piedi di olivi, vigne ed altri alberi fruttiferi, come tira un fosso et esce ad un pede de ulmo con edera alla confino di Antoni Scafilo e continua fosso fosso al diritto alla via pubblica a un altro piede de ulmo”. A.S.S., notaio V. De Dina, B. 3277. - G. Coppola, L’architettura dell’Italia Meridionale in età normanna (secoli XI-XII), Napoli maggio 2005, pp. 40-41.
- “Simon de Imperato qui dixit sororem Alferii Pappacarbonis sicut dixit Goffridus Corsellus tenet Villanos XV e cum augmento obtulit militem unum”. “Simone de Imperato che aveva sposato la sorella di Alferio Pappacarbone, così come ha testimoniato Goffredo de Corsellis tiene quindici villlani e con l’aumento ha offerto (oppure dato) un milite”.
“Guido de Imperato sicut dixit Goffridus Corsellius tenet Villanos IX et cum augumento obtulit militem unum”. “Guido de Imperato così come ha testimoniato Goffredo de Corsellis tiene nove villani e con l’aumento ha offerto (o dato) un milite”. E. Jamison, Catologus Baronum, da fonti per la storia d’Italia n. 101, Roma Istituto Geografico Italiano 1972, pp. 96-98-100. E. Cuozzo, Catalogus Baronum, Commentario Roma, Istituto Storico Italiano 1984, pp. 532-533.
La Fratta
- “Fratta da Fracta, luogo incolto e pare vicino al luogo fortificato o anche da terreno disboscato, recinto murato”. S. Pellegrini, Attraverso la toponomastica urbana medievale in Italia, in Topografia urbana e vita cittadina nell’alto medioevo in Occidente, in Settimane di studio del CISAM, XXI, Spoleto 1973, p. 447.
- “7 marzo 1583: Andrea e Antonio de Alessio possiedono una terra con alberi di olivi, ulmo, fico et altri alberi fruttiferi, sita in casali Ferrari e proprio ubi dicitur la Fratta seu la Rocca, giusto la via pubblica, Magn. Diamante Diomelodiede, e Leonardo Pezuti”. A.S.S., notaio N. Venturello, B. 3249.
- “4 agosto 1607: Possessione alla Fratta detta Rocca Solla”. A.S.S., notaio V. Vasso, B. 3266.
- 15 febbraio 1706: Oliveto a Ferrari, confinante con la strada pubblica ad oriente”. A.S.S., notaio G. Abinente, B. 3317.
- “5 maggio 1508: Donazione di beni del Rev. D. Gennaro Maiorino alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie da lui fondata a Montecorvino:
Item un’altra terra, sita e posta in pertinenza della Terra di Montecorvino, propriamente nel luogo detta la Fratta ovvero Fontana Cemmene, con alberi di olivi ed altri alberi da frutto, che proprio lui Sign. D. Gennaro comprò dai Signori Scipione e Tomaso, figli di Marino De Napoli, a confine con la via pubblica da due parti, i beni dotali di Giacomo Maglione e la fonte chiamata Fontana Cemmene”. C. Tavarone, Racconto storico e artistico della cappella di S. Maria delle Grazie in Montecorvino Rovella, Sarno dicembre 2018, p. 76.
Rocca e Casale
- “Alessandro, regio notaio e giudice in Montecorvino. Nel 1502 insieme al fratello Antonio ebbe in concessione l’affitto dei beni del Monastero di S. Lorenzo di Salerno”. (11)
- “Antonio fu regio consigliere di Alfonso II ottenendo il privilegio di esenzione, abitò a Napoli in un vasto palazzo, circondato da giardino e sito nella piazzetta dell’Arco, al seggio di Nido. Possedette un feudo fuori Napoli di circa 30 moggi, arborato e cinto di mura. Sembra che fosse un personaggio tenuto in gran conto dai re aragonesi. Aveva ricevuto dal re Federico D’Aragona 1.500 ducati sui diritti fiscali di terra d’Otranto. Fu credenziere della Regio dogana di Castellamare di Stabia, fra le più importanti del Regno, e infine una concessione di tutto il territorio appartenete alla Regia Curia, situata in Marittima Puntealorum. Tutti questi privilegi di re Federico li perse nel 1505 quando Ferdinando il Cattolico annullò gli atti di questo re”. (12) Per il ruolo svolto nel breve regno di Alfonso II fu quasi sicuramente il principale artefice del rilascio del diploma di nobiltà alle ventitré famiglie di Montecorvino. Negli ultimi anni della sua vita si ritirò nella casa natia di Ferrari, esercitando la professione di regio notaio. Nel maggio del 1508 lo traviamo al capezzale del sacerdote d. Gennaro Maiorino per scrivere e rogare l’ultimo e finale testamento. (13)
- Scipione II “fu dottore in Utrusque, regio notaio e giudice in Montecorvino e Salerno, patrizio e feudatario a Montecorvino sua terra natia e non venendo meno alla tradizione dei suoi avi di risiedere a Napoli alla corte degli Aragonesi. Fu cavaliere del Seggio di Porto, dove erano stati altri suoi avi, fu prediletto particolarmente da Ferdinando e Federico II. Sostenne e fu a fianco del re nella congiura dei baroni e re Federico II il 15 ottobre 1496 gli concesse un importantissimo privilegio, in riconoscimento dei suoi meriti, lo creò famigliare domestico e Commensale regio, trasmettibile ai suoi eredi, con tutti i privilegi di codesto istituto. Lo esentò dal pagamento di ogni tassa imposta e imponibile in futuro. Con la caduta della monarchia Aragonese si ritirò a Montecorvino, esercitando la professione di notaio”. (14)
- “Altri figli meno noti sono Giovanni e Luigi. Il primo chirurgo del re, nel 8 marzo 1488 ricevé tarì 2 e grana 10 per le spese in medicine servite a Don Ferrante, figlio naturale del re, che si trovava in prigione a Castel dell’Ovo. Il secondo era maestro e nel 1488 si recò a Gerusalemme per sciogliere da un voto il Duca di Calabria”. (15)
- Nei due nuclei inferiori si insediarono le famiglie De Angelo e Scafilo, provenienti da altri abitati di Ferrari e Cornea, e alcuni rami dei Damolidei. In particolare, questa famiglia, per numero e potenza economica divenne una delle casate più importanti e facoltose di Montecorvino, consentendo ad alcuni suoi membri di ricoprire cariche istituzionali all’interno dell’Università. Fra le personalità più in vista troviamo Giulio, ricco e potente proprietario terriero, il quale per il prestigio goduto nell’élite montecorvinese ottenne nel 1494 da Alfonso II il titolo di barone di Montecorvino. (16)
- “21 settembre 1598: Terra ortale nel casale Ferrari, giusto l’acqua corrente detta l’Acqua Viva”.
- “Anno 1308-9 in Castro Montecorbini: Presbiter Petrus Ferrarius grana X, Presbiter Johannes Ferrarius grana IV”. M. Inguanes – L. Mattei Cerasoli – P. Sella, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Campania, città del Vaticano – Biblioteca Apostolica MDCCCCXLII, p. 404, n. 5981.
- “Uno dei gruppi famigliari più importanti ad Olevano tra i secoli XIII e XIV sembra essere quello dei Demiludedis. Un Demeloddeeus è ricordato tra i boni homines dell’inchiesta di Niccolò d’Aiello del 1203 mentre nel 1233 Petrus Demiludedis è baiulo di Olevano, personaggio in grado probabilmente di acquistare tale magistratura – si ricordi che l’ordinamento federiciano prevedeva che tale ufficio potesse essere concesso gratuitamente e a titolo oneroso, in ogni caso solo a personaggi di comprovata fedeltà al sovrano e rettitudine. Si tratta probabilmente dello stesso giudice Petrus de Demilodedis, testimone (ad hoc specialiter convocatus) nel 1240 della ricordata compravendita di una parte di un trappeto che vide come attore l’arcivescovo Cesario. Un altro iudex Demiludedi compare in un atto del 1250. Poi una lunga assenza nei documenti fino a giungere al 1307 quando un giudice Deumilududum capeggia i sindaci, procuratores et nuncios eletti dagli olevanesi, concives eorum de melioribus, nel riconoscimento definitivo delle prerogative monopoliste sui frantoi dell’arcivescovo dominus”. A. Di Muro, Terra uomini e poteri signorili nella Chiesa salernitana (secc. XI-XIII), Modugno 2012, pp. 139-140.
- “Gregorio di Damolidei testimone, chiamato, giurato ed interrogato … sul quarto [articolo] … [interrogato] sulle circostanze disse che lo stesso teste per tutte le cose, e aggiunse che lo stesso teste e suo fratello comprarono il detto erbaggio per sessantadue once dagli Ufficiali del signor Arcivescovo. Interrogato da quanto tempo disse da quarant’anni”. A.D.S., Reg. Mensa n. 33. A. D’Arminio – L. Scarpiello – C. Vasso – R. Vassallo, Toponomastica storica montecorvinese, op. cit., pp. 24 a 33.
- “21 luglio 1554 casale Rubella
Il nobile Jacobo de Cunsilibus dona al figlio Ottavio due domo, una superiore coperta ad astrico e una terranea coperta ad astrico, sita nel casale Ferrarioru, giusto i beni di Juliano De Angelo, eredi del fu Rinaldo De Angelo e i suoi beni a tre parti, nonché una terra ortale ivi, avanti alle domo, do lo pizo delo muro di ditte case e la torre ad lo muro delo orto do la banna soprana, quali confina con li eredi del fu Rinaldo De Angelo, e per lungo e per largo palmi 18 da ditte mura di case verso lo orto, giusto li altri beni di esso Jacobo”. A.S.S., notaio N. Venturello, B. 3246. - A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3253, 29 luglio 1565.
- “3 novembre 1558: Giovanni Tesauro vende a Desiderio Pezuti una domo terranea in due membri, sita nel casale Ferrarioru, bono Finamore de Cunzolibus, Giovanni de Cunzolibus e altri beni di detto Giovanni”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3251.
- “Diomede Cioffi di S. Cipriano sembra che nel 1420 si spostasse in Montecorvino per meglio sorvegliare i feudi posseduti in quelle terre, forse contratte con il matrimonio con qualche nobile donna di quel luogo (ignoto il casato). I Cioffi si stabilirono in Ferrari presso la strada pubblica. Questa casa aveva due corpi separati, Casa Cioffi soprana, Casa Cioffi sottana, e cioè situate nella parte alta del paese e nella parte bassa del paese, con locali a pianterreno e primo piano, con orti vicini” M. Cioffi, Memorie e documenti. Origine della famiglia, dattiloscritto, p 160.
- “10 giugno 1641: Casa Cioffi soprana alla Rocca. Possessione e domo diruta dalle fondamenta nel loco detto la Rocca seu Casa Cioffi soprana, giusto via pubblica, beni di Giulio Cesare De Angelo et altri. Redditizia per grana 5 a Santa Maria della Rocca”. A.S.S., notaio A. D’Alessio, B. 3298.
- Elenco dei beni della Chiesa di S. Pietro del 1634: “Item alla Tempa dei Cioffi, sotto il Convento dei Cappuccini, un olivetello che era beneficio semplice unito al Collegio, confinante con la piazza dei Cappuccini, la via che va alli Cappuccini e Horazio Invidiato, al presente Gio Carlo Serino, e la via che dalli Ferrari va a S. Eustachio”. Archivio di San Pietro di Montecorvino, Libro Campione n. 15, p. 51.
- M. Cioffi, Memorie e documenti. Origine della famiglia, op. cit., p 160.
- M. Cioffi, Memorie e documenti. Origine della famiglia, op. cit., p 160.
- Testamento di d. Gennaro Maiorino del 26 maggio 1508. Alcuni giorni prima, il 5 maggio, il Nostro scrisse istrumento di donazione di beni da parte d. Gennaro alla chiesetta di Santa Maria delle Grazie. C. Tavarone, Racconto storico e artistico della cappella di S. Maria delle Grazie in Montecorvino Rovella, op. cit., pp. 16-75.
- M. Cioffi, Memorie e documenti. Origine della famiglia, op. cit., p 160. “Cioffi del Ramo medesimo che da Salerno il 15 ottobre 1496 ebbe da Re Federico II di Aragona un privilegio di familiarità del salernitano Scipione Cioffi in premio dei servizi prestati da lui e dai suoi antenati alla Casa Reale. (Nota: L’aggiunta è mia e la ricavo da <>, I, 1894 n. 1. Estratto dalla presentazione di P. Natella del libro: M. Cioffi, L’Abbazia di S. Leonardo di Salerno e la sua contrada, Salerno 2005.
- M. Cioffi, Memorie e documenti. Origine della famiglia, op. cit., p 160.
- F. Serfilippo, Ricerche storiche sulla origine di Montecorvino nel Principato Citeriore, Napoli 1856, p. 100.
La Fontana
- “3 dicembre 1564: Inventario dei beni del fu Pietro de Angelo del casale Ferrarioru.
Item tre case, una terranea e doi palaziate, site nel casale Ferrarioru, giusto i beni di Agostino de Gilio, lo herede de Parisi de Angelo, co uno cortiglio, confinante con la via pubblica de la Fontana. Item un’altra casa palaziata nel medesimo casale, confinante con Angelo de Angelo e Joe Jacobo de Beneditto. Item un’altra casa terranea nel medesimo casale, confinante con Nicola Meo e la via pubblica de la Fontana, un orto di sopra con vari alberi fruttiferi, confinante con Sapato Piccolo, Antonio de Angelo e la Fontana pubblica”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3253. - “4 gennaio 1556: Fra i beni di Nicomede de Angelo c’è una casa che si dice la torre e un horto murato, siti nel casale Ferrarioru”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3250.
- “13 settembre 1606: Marcantonio de Angelo possiede fra i suoi beni uno hospizio di domo, cioè quattro terranee e doi palaziate, con certe fabrite, con turri e giardino murato, site nel casale Ferrari, giusto i beni del Notar Vincenzo Vasso, domo di Alfonso Pezuto et altri”. A.S.S., notaio F. Maiorino, B. 3271.In un successivo documento viene specificata il nome della torre: “19 giugno 1613: Inventario dei beni del fu Bartolomeo de Angelo: Item una casa terranea, sita nel casale Ferrari, e proprio sotto la Torre di Marcantonio de Angelo, giusto i beni del notar Vincenzo Vasso”. A.S.S., notaio V. De Dina, B. 3277.
- “27 gennaio 1622: Giovan Carlo Denza, in qualità di Economo e Cassiere della Venerabile Confraternita del SS.mo Rosario di S. Eustachio, vende a Flaminio Damolidei una domo terranea sive peduzzo o peduco di torra, sita nel casale Ferrari, giusto via vicinale, beni di Giovanni Bassi, eredi del fu Marci Antoni De Angelo per un prezzo di duc. 30. Il Denza afferma che detta domo è pervenuta alla sudetta Confraternita per essere erede del fu Bartolomeo De Angelo. Il detto Flaminio afferma che detta compera e stata fatta insieme ai fratelli clerico Verniero e Giovanni Basso”. A.S.S., notaio A. Meo, B. 3284.
- “8 agosto 1604: Il notar Carlo de Angelo possiede uno domo terranea coperta a pingi, un’altra domo co lamia discoperta con orto murato nel casale Ferrari, ubi dicitur la torre, confinanti con i beni di Alfonso Pezuto, Michele de Angelo e via pubblica”. A.S.S., notaio F. Maiorino, B. 3272. In un atto successivo del “23 marzo 1622, Vito de Angelo possiede fra i suoi beni una domo detta la torre, sita nel casale Ferrari, giusto i beni di Giovanni Bassi ed altri”. A.S.S., notaio A. Meo, B. 3284.
- F. Serfilippo, Ricerche storiche sulla origine di Montecorvino nel Principato Citeriore, op. cit., p. 100.
Arenara
- “6 Marzo 1771: Testamento del Magn. Crescenzo Corrado. Al figlio Tomaso assegna due giardini murati, l’uno attaccato all’altro, con due case dentro, una soprana e l’altra sottana, corrispondente alle porte dentro e fuori di detti giardini, siti nel casale Ferrari”. A.S.S., notaio M. Ragone, B. 3386.
- “6 Marzo 1771: Testamento del Magn. Crescenzo Corrado. Al figlio Nicolantonio lascia un appartamento di case con cortile e possessione contigua, con un’altra casetta terranea attaccata alla detta possessione, ed è sotto la casa di Fabio Vignola, con due siti di case dirute al cortile sudetto, site e poste nel casale Ferrari, le stesse che comprò dal Sign. Carmine Antonio Meo, atteso che l’altro sito di case dirute terranee e soprane col spiazzo ò sia piccolo cortile murato, corrispondente alla porta della possessione resta riservato ut infra.
Al Sign. Tomaso, suo figlio, assegna un appartamento di case in più e diversi membri, poste nel sudetto casale di Ferrari, nel quale esso testatore ha fatto dimora, sopra il soprannominato piccolo cortile con un suolo di case dirute, soprane e terranee, attaccati alli altri due siti di case lasciate al Sign. Nicolantonio, con espresso comando che non si possono cacciare in alcun modo finestre o altre servitù verso il cortile lasciato al sudetto Sign. Nicolantonio, e perciò si debbono fabbricare li vestigi antichi delle porte e finestre che esistono in detto sito di case, e cacciarli e farli in detto piccolo cortile, con fabbricarsi ancora la porta, che dal detto piccolo cortile sporge verso la possessione lasciata a sudetto Sign. Nicolantonio, e rispetto allo stillicidio di detto sito di case si debba formare a secondo il sito antico, e la grada vecchia attaccata a tutti li sudetti siti di case, che principia dal sudetto primo cortile, sia in beneficio di detto Sign. Nicolantonio”. A.S.S., notaio M. Ragone, B. 3386. - F. Serfilippo, Ricerche storiche sulla origine di Montecorvino nel Principato Citeriore, op. cit., p. 100.
- “29 novembre 1502 vendita da parte di Antonio Serfilippo a Don Gennaro Maiorino di una terra sita allo Sottano, giusto vallone dello Zillo, confinate con Marcelli De Lucia et altri. Atto per mano del notaio Pietro Arminio. Si sottoscrivono Agostino de Auria, giudice annuale, e i testi: Moscardini Piczuli, Giovanni Imbediata e Nicola Antonio Barbiero, tutti de Montecorbino”. Archivio Maiorino.
Arpignano nel Medioevo
Note
- “ … Padroni di interi ettari di terra fra Olevano e Montecorvino sono Arpinus, Maius e Frosius”. P. Natella, Studi Olevanesi, in “Euresis” 1990.
- “28 febbraio 1562: Pietro Angelo Frecena assegna al Magn. Innocenzio D’Alessio una terra con alberi di querce et altri alberi fruttiferi, sita nel loco detto lo Guarno in casale Arpignani, pertinente Olibano, confinante con altri beni detto Magn. Innocenzio, via pubblica et altri. In cambio riceve un olivito con alberi di olivi, sito nel luogo detto Santo Belardino, pertinente Montecorvino e proprio do la Chianello, confinante con Joe Cerasi, Santo Belardino et altri”.
A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3252. - C. Carucci, Codice Diplomatico Salernitano sec. XIII, I, Subiaco 1931-1946, p. 137.
- M. Inguanes – L. Mattei Cerasoli . P. Sella, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Campania, città del Vaticano – Biblioteca Apostolica MDCCCCXLII, 399, n. 5900.
- Ratio Dec., op. cit., 447.
- A. Balducci, L’Archivio diocesano di Salerno, Salerno 1959, pp. 60.61.
- Concessione ad Enrico De Ligorio, Reg. Mensa n. 33. A. D’Arminio – L. Scarpiello – C. Vasso – R. Vassallo, Toponomastica storica montecorvinese, Battipaglia 2001, p. 122.
- “30 luglio 1559: Giulio e Simone de Cunzolo di Arpignano, Terra di Olibano, donano a D. Innocenzio D’Alessio, di Montecorvino, una terra con cerze e altri alberi fruttiferi, sita nella terra di Olibano e proprio ubi dicitur la Macchia di Sciarra, confinante con S. Maffei de Arpignano”.
A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3251. - “17 giugno 1397 Olibani
Muzzolo Biancamano, figlio del fu Pietro Biancamano, vende ad Antonio Picaturo di Acerno, figlio del fu Giovanni Picaturo, una terra con vigna, olivi ed altri alberi fruttiferi, sita nelle pertinenze di Olibano nel casale Arpignano per 11 oncie d’oro, pagati in carlini d’argento della moneta di Sicilia computando 60 carlini per oncia”.
C. Carlone, I regesti delle pergamene di Eboli, Salerno 1986, p. 69. - “26 giugno 1767 Ferrari
Il Sign Carmine Antonio Meo vende vari beni al Sign. D. Crescenzo Corrado.
Item due pezzi di oliveti e territorio vacuo e con cerze, con fontana dentro, chiamata di Mazzeo, uno contiguo all’altro, siti e posti nelle pertinenze dello Stato di Montecorvino, nel luogo chiamato Arpignano, o sia Fontana di Mazzeo, confinante alla parte di sotto con il territorio di Domenico Leo, comune et indiviso col Rev. Capitolo di S. Pietro, con i beni del Sign. Carlo Sparano, anche dalla parte di sotto, dal lato verso Levante con il Venerabile Monistero della SS.ma Annunziata dei Servi di Maria di detto Stato, da sopra e dall’altro lato con i beni della Venerabile Confraternita del Sacramento e Rosario di S. Eustachio, con altri beni del predetto Capitolo di S. Pietro”.
A.S.S., notaio S. Corrado, B. 3353.
“1729: Beni della Chiesa Collegiata di S. Pietro
Item un territorio di tom. 20 in circa con terre seminatorie e mortelleto nell’accennato luogo delle Pezze, quale confina dalla parte di oriente coll’acqua, che scende dalla Fontana di Mazzeo, e divide colli beni della SS.ma Annunziata di Montecorvino, e gli beni del Sign. Moscati della terra di Serino insino a Capo lo Cagniulo di detto Vallone, da mezzogiorno confina colli beni della macina di piedi, e divide con un limite, corrispondente ad un termine di pietra nel mezzo di detta terra posto, dalla parte di occidente confina colli beni delli Perilli, al presente Giuseppe Pozzuto e di Antonio Morrella, quale confina anco a mezzogiorno, da ponente lo vallone, o Resino , che divide dalli Signori Filippo ed Andrea De Angelis, seu detto Serra Arsa, e da tramontana confina colli beni delli detti Signori De Angelis”. Archivio di San Pietro di Montecorvino, Libro Campione n. 16, p. 70. B. D’Arminio – N. Fortunato, Il patrimonio della insigne Collegiata di S. Pietro di Montecorvino Rovella, Salerno 2011, p. 65. - La seconda potrebbe essere nel luogo detto la Padula.
“3 giugno 1560: I fratelli D. Vincenzo e Hieronimo De Rosa di Acerno vendono alla Magn. Cornelia Nigro di Montecorvino una terra con querce, sita nella Terra di Olibano e proprio ubi dicitur la Padula, nei pressi di Arpignano e Maiano, confinante con detta Magn. Cornelia, per un prezzo di duc. 12”. A.S.S. notaio F. D’Alessio, B. 3251. - “13 marzo 1456 in Palatio Salernitano
Nicola, Arcivescovo di Salerno, assegna a Jacobo de Santa Maria di Pugliano, in sostituzione del vecchio Beneficiato, il presbitero Antonio de Persio di Eboli, commorante a Montecorvino, un olivito sito a Montecorvino, nel luogo detto li Birri, bono Sapatilli Maurilli, Antonelli de Nuzzillo di Montecorvino; un altro Olivito nel loco Arpignano, pertinente Olibani, bono Pietro de Buccardo, Marci de Canito et Angelo de Canito. All’atto è presente D. Paolo Sammartino di Montecorvino”.
A.D.S., Benefici e Cappelle 1374-1568, coll. n. 244. - “Anni ’50 del Quattrocento: Item viene assegnata al detto Don Guarna Celestino di Pugliano per la morte del venerabile viro presbitero Nicolao Magistro Morecta de Montecorbino, ultimo e immediato Beneficiato, la metà di un olivito seu Jure, sito nella terra di Olibano, in casali Arpignani, Nostra Diocesi Salernitana, giusto via pubblica, giusta i beni parrocchiale ecclesia Santi Maffei de Arpignano et alio confine. Detto olivito seu Jure Beneficio e in comune et indiviso con l’altra metà del presbitero Angelo Di Nardo di Acerno, habitator Olibano et Damiano Canito de Olibano, per la morte del fu presbitero Jovanni Cerque de Montecorbino, ultimo e immediato Beneficiato”. A.D.S., Ben. E Cappelle Mont. Pugliano – S. Tecla 1374-1568, coll. n. 244.
- “ A parte orientis incipit loco ubi dicitur Antiquus descendendo versus dictam partem orientis per montaneas propre ipsum locum et vadit per montaneas, quae dicitur Forcellata, et descendendo per ipsa montaneas per dicta partem orientis usque ad serram quae dicitur Serra Ventola, descendendo per vallonem, qui dicitur Francisco, quae acqua decurrit per ipsum vallonem, et vadit usque ad fluvium correntem, descendendo per vallonem ipsam parte orientis , quae aqua eiusdem fluvij correnti, descendendo usque ad fluvium Tusciani ..”A.D.S., Reg. Mensa n. 33. A. D’Arminio – L. Scarpiello – C. Vasso – R. Vassallo, Toponomastica storica montecorvinese, op. cit., p. 122.
- “5 ottobre 1562: Pietro de Notare di Olibano vende a Diomede De Alessio di Montecorvino un olivito sito e posto nel luogo detto lo Vallone di Francisco, pertinente Montecorvino e Olibano, confinante con il Compratore a due parti, il Venditore e Joe Beneditto De Alessio, per un prezzo di duc. 15”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3252.
- “27 luglio 1561: I nobili Pomponio, Orazio, Ludovico e Joe Jacobo de Urso, della terra di Olibano, vendono in perpetuo al Magn. Innocenzio de Alessio, di Montecorvino, due crediti di duc. 10 l’anno sopra la foresta detta Maiano, sita nel loco detto Maiano, pertinente Olibano, confinante con la Tarazza, per un prezzo di duc. 100”. A.S.S., notaio F. D’Alessio, B. 3252.
A cura di Gregorio Soldivieri
L’invaso di Chiararso
Incomincio a farmi un’idea
“I muri in pietra naturale utilizzavano le pietre di risulta, pietre non lavorate proveniente da scavi nei terreni e affiorati magari dopo aver arato il terreno. Un tempo l’aratura del terreno faceva affiorare varie tipologie di pietra e dopo averle scartate si selezionavano mettendo da parte le pietre calcaree e quelle tufacee scartando invece la pietra arenaria e quella silicea.”
Conclusione
- Fase - L’edificio oramai scomparso era un mulino alimentato dal Cornea
- Fase - Costruzione di un primo invaso e deviazione del fiume
- Fase - Costruzione di un muro sul primo muro e quindi ampliamento dell’invaso e canalizzazione del flusso verso il mulino.
- Fase - L’abbandono del mulino non ha reso più possibile governare (pulizie dei detriti) l’invaso e questo ne ha causato il crollo cedendo proprio nella parte più debole appesantita dal muro sovrastante.
“Queste deduzioni sono scaturite da un’attenta lettura dello stato dei luoghi ma non supportate da analisi archeologiche e geologiche, pertanto ciò che si è scritto non è assolutamente vincolante anzi vuole essere da sprone ad analisi più dettagliate e specifiche magari coadiuvate da tecnici ed esperti del settore.”
Gregorio Soldivieri