Elezione del Sindaco e degli Eletti nel ‘700 nella Università di Montecorvino
Nel XVIII secolo l’elezione annuale degli amministratori dell’Università di Montecorvino si svolgeva nel mese di agosto mediante pubblico parlamento nella pubblica piazza di Rovella. Al riguardo, il “Tavolario” Vinacccia, nella sua relazione del 1717 afferma:
“Saprà inoltre Riv. Signore, che tutta la gente del presente Stato (Montecorvino) viene diretta, e governata da un solo Sindaco, cinque Eletti ed un Cancelliere, facendosi l’elezione annuale de’ medesimi nel mese di Agosto per pubblico parlamento in detto luogo di Rovella, e per ciò fare, non necessitano niuna licenza, o permissione del Principe”.
Questa consuetudine era ancora vigente nell’agosto del 1787 quando nella cancelleria dell’Università, posta nel
“casale di Rovella, dalli Magnifici D. Isidoro Provenza, attuale Sindaco, D. Francescantonio Sparano, Capoeletto, Girardo Corrado, Eletto, Notar Matteo Ragone, Cancelliero Ordinario dell’Università di questo Stato di Montecorvino, in loro nome e per conto degli altri amministratori, avanti a un pubblico parlamento di cittadini e al Magn. Notar Vincenzo Punzo, Luogotenente della Marchesal Corte, ad oggetto di procedersi alla elezione di nuovi Governanti di detta Università per il sudetto venturo anno, che principia nel primo di settembre del prossimo mese, hanno fatta la nomina di nuovi Governanti al modo che siegue : cioè per Sindaco il Sign. D. Ambrosio Meo, per Capo Eletto il Sign. D. Giovanni Vicinanza, per Eletto dei casali della Chiva Lionardo Basso, per Eletto dei casali di S. Martino e Nuvola Agostino Immediata, per Eletto dei casali di Pugliano il Sign. D. Giuseppe Budetta, e per Eletto del casale di S. Tecla il Magn. Giuseppe Oliviero; una tal nomina essendosi more solito prelegata a Cittadini ostante, e destinati, li medesimi hanno quella applaudita, ma taluni dei sudetti Cittadini a tenore del solito pratticato hanno aggiunti, e nominati per nuovo Governanti, cioè per Sindaco il Sign. D. Paolo Budetta, per Capo Eletto il Magn. Pompeo D’Aiutolo, per Eletto dei sudetti casali della Chiva Gennaro Daino, per Eletto dei casali di S. Martino e Nuvola il Magn. Notar Francesco Punzo, Padre del sudetto Luogotenente Notar Vincenzo, per Eletto dei sudetti casali di Pugliano il Sign. D. Francesco Longobardi, e per Eletto del riferito casale di S. Tecla Luca Cesaro, per cui si stabilito procedersi come era solito a una tal elezione per mezzo dei suffraggi secreti. a qual effetto si sono preparati una quantità di ceceri per denotazione dei voti, e due urne nelle quali doveansi ponere li voti per mezzo dei sudetti preparati ceceri. Nella parte di fuori di una delle dette urna eransi descritti li primi nominati Governanti Meo, Vicinanza, Basso, Immediata, Budetta ed Olivieri, ed al di fuori dell’altra urna eransi notati li secondi aggiunti.
Passati alla elezione ed essendosi chiamati uno per cadauno i Cittadini a dare il loro voto, ognuno di essi colle proprie mani ha posto i ceceri in una delle due approntate urne, a suo piacimento, libera volontà in presenza di essi sopra Costituiti Signori, Governanti, Luogotenente e Deputati, ed essendo già terminata la recezione de voti, nell’atto che doveansi fare la di loro numerazione per sapersi quali dei sudetti nuovi Governanti fussero rimasti eletti, si è veduto furiosamente entrare nella sudetta Cancelleria il Sign. D. Gregorio Di Giorgio, germano fratello del Sign. D. Donato Di Giorgio, attuale Agente Marchesale, e compare egli D. Gregorio dell’Ill.stre Marchese e possessore di questo Stato, e sotto finto pretesto, che no eransi chiamato un Cittadino, per nome Domenico Antonio Mercadante, suo aderente, à dare il voto, avendo veduto, che nella urna, dove eransi posti li voti dati alli sudetti Signori D. Ambrosio Meo ed altri prima nominati per nuovi Governanti, erasi concorsa la maggioranza al n° 160, e che nell’altra meno in cui giacevano li voti dati al sudetto Sign. D. Paolo Budetta ed altri come sopra aggiunti, e nominati per nuovi Governanti, vi erano pochissimi voti; lo stesso D. Gregorio Di Giorgio, come aderente al Partito del detto D. Paolo, ed altri suoi soci, con grande empito, minacce, tumultuando ha pigliato una brancata di questi ceceri rimasti superflui dopo la recezione dei voti, e li ha menati porzione dentro di una urna, e porzione dentro dell’altra, cosichè avendo mischiati tutti li ceceri in ambedue le cennate urne, le ha rovesciate, e li confusi ceceri sono cascati a terra, motivo percui no si è potuto procedere a numerarsi i voti dati, e già giacenti nell’una e nell’altra urna. A tale atto i predetti costituiti Signori, Governanti, Deputato Sign. D. Sabbato Pizzuti, e molti zelanti Cittadini presero in mala parte l’attentato con irruenza fatta da D. Gregorio dicendo che di tale sua cattiva operazione glie ne avrebbero fatto dar conto per mezzo della Giustizia, pure lo stesso D. Gregorio proferendo parole minaccevoli, è uscito dalla sudetta Cancelleria in unione del Luogotenente Punzo, del Deputato D. Tomaso Di Giorgio, e di diversi Cittadini loro aderenti
Il prefato D. Gregorio e D. Donato Di Giorgio per la pendenza, ed aderenza che dimostra col partito Marchesale, sono insieme al Luogotenente Notar Vincenzo Punzi li principali fautori del Marchese Mariano Genovese, Signore di Montecorvino, e contro la causa del Demanio nella Regia Camera à petizione de zelanti Cittadini (Demanisti), riservandosi essi sopradetti Costituiti di tenerne ricorso in quel Tribunale , che stimeranno, ed anche avanti l’Augusta Maestà del Re, Dio feliciti, contro D. Gregorio per detto commesso attentato, e altri suoi aderenti”