Ricerche storiche di Lazzaro Scarpiello

Sant'Eustachio

A cura di Gregorio Soldivieri

L’invaso di Chiararso

Istigato dall’insistenza del mio amico Lazzaro e persuaso dalla mia personale curiosità per siti medievali siamo andati alla scoperta di un luogo difficile da vedere ma ancor più difficile da interpretare. Siamo in località Chiararso nel Comune di Montecorvino Rovella nel Salernitano. Dopo una breve passeggiata ci siamo allontanati dalla strada carrozzabile e siamo scesi fino al letto del fiume Cornea. Il fiume Cornea nasce dalle montagne che sovrastano il Comune di Montecorvino e si immette nel fiume Tusciano. Il fiume scende con una notevole pendenza e questa semplice osservazione mi ha indotto a delle conclusioni che in seguito andrò a descrivere. Spesso questi luoghi in totale abbandono sono ricoperti di vegetazione, in questo caso la natura si è quasi appropriata di tutto di ciò che gli avevano estirpato.

Quello che si pone ai miei occhi è sicuramente un luogo interessante di difficilissima interpretazione perché l’unica cosa che esce fuori dalle piante che oramai lo hanno sepolto è la parte superiore di un muro che spunta e sovrasta il contesto.

Il primo approccio e anche il più semplice è stato quello di camminare sulla parte più alta del muro cercando di trovare tracce di qualche copertura o almeno di ciò che restava di incavi di travi. Niente da fare, l’idea della copertura si è subito volatilizzata, anzi in alcuni punti labili tracce di intonaco mi hanno portato a pensare che questo in realtà non era un edificio.

Allontanandomi dal muro e cercando di eliminare l’erbaccia che lo sovrastava, mi ha incuriosito un elemento che poi è diventato un altro tassello del mio pensiero. Dalla sommità, dopo un salto verso il basso di circa un metro e mezzo un gradone di una larghezza di circa 20 cm per tutta la lunghezza del muro sovrastante fa quasi da contrafforte, dopo una seconda escursione scendendo ancora più giù un altro contrafforte è posto più in basso.  

A questo punto scendiamo alla base del muro, la mia curiosità si alimenta con le difficoltà che vi assicuro sono considerevoli. Mi porto alla base del muro che ho visto prima esattamente sulla sponda destra del Cornea, il muro da sotto cambia aspetto.

Incomincio a farmi un’idea

Il fiume ha diviso il muro in due parti, praticamente lo taglia in due sezioni. La vista del muro molto più evidente sulla sponda sinistra da ancora un’altra lettura ma che costituisce le basi per le mie deduzioni su questo sito.

Il fiume ha scavato nel muro, si è creato un varco, lo ha demolito, e demolendolo ha messo in evidenza la sua funzione. Quello che salta agli occhi guardando questa struttura e che sicuramente stiamo parlando di due muri uno sull’altro costruiti in epoca differente ma per un solo scopo. In una prima fase, il muro sottostante da solo fungeva alle sue funzioni, questo lo deduco anche dall’enorme spessore di circa 5m. Guardando la foto ricavata da Google Earth i due muri sono ortogonali al fiume anzi sono stati costruiti subito dopo un’ansa.

Giusto per creare ancora più scompiglio, mi viene fatta vedere una planimetria che risale ai primi anni del 1900 dove il lato sinistro del muro in oggetto lambisce/tocca una casa di cui oramai non vi è più nulla. Attualmente un vigneto copre totalmente il terreno senza alcuna traccia dell’edificio, è possibile intuire che una notevole frana l’abbia coperto.

Tornando al mio posto di osservazione, quello alla base del muro in riva al Cornea dove si vedono i due lembi di muri tagliati in due dal fiume i miei occhi notano che un muro di buona fattura poggia su un altro muro più vecchio. La divisione evidente è dettata proprio dallo stato di conservazione, dallo spessore, dalla tessitura e dall’intonaco che ricopre il muro superiore ma che non ve n’è traccia a quello inferiore.

“I muri in pietra naturale utilizzavano le pietre di risulta, pietre non lavorate proveniente da scavi nei terreni e affiorati magari dopo aver arato il terreno. Un tempo l’aratura del terreno faceva affiorare varie tipologie di pietra e dopo averle scartate si selezionavano mettendo da parte le pietre calcaree e quelle tufacee scartando invece la pietra arenaria e quella silicea.”

Il muro superiore e la sua tipologia costruttiva è la parte maggiore dell’intera opera, mentre quello di sotto con il suo enorme spessore ha fatto da fondamenta.

Conclusione

Siamo alla fine del xv sec. i territori collinari non consentono lo sviluppo di culture intensive. Negli ultimi decenni del xv sec. l’arte della lana costituì il mezzo più adatto per raggiungere un certo benessere economico, grazie soprattutto alle acque dei fiumi che scendendo dalle montagne alimentavano le gualchiere, i mulini, le tintorie e gli altri opifici. Il fiume Cornea si prestava sicuramente a tale funzione e come risulta ancora oggi tante erano i mulini lungo il suo corso. La casa oramai scomparsa sul lato sinistro del Cornea molto probabilmente era un mulino o una gualchiera che si alimentava grazie alle sue acque. I muri possenti che abbiamo analizzato descrivono la realizzazione di un invaso in due tempi diversi.

Il primo invaso è stato creato in poco tempo sul lato del fiume destro senza toccare il letto del fiume questo lo si deduce dal muro dell’invaso, non hanno puntato tanto sul manufatto ma hanno compensato con lo spessore del muro. La curva del fiume prima dell’invaso è stata creata subito dopo la costruzione dello stesso. Il fiume in quel punto non aveva nessuna curva e lambendo il fabbricato sicuramente alimentava una ruota di mulino, ma l’afflusso non era controllabile in caso di piena. Quindi la soluzione più ovvia è stata quella di costruire l’invaso per controllarne la velocità e il flusso. Forse perché la portata idrica era aumentata o forse per un eventuale cedimento, dopo alcuni anni si è costruito il muro superiore andando ad usare una tecnica più consona ad una diga (scaloni a decrescere) che ad un invaso, ovviamente l’ampliamento significava anche il controllo del flusso magari con un sistema di caditoie. Non vi è nessuna traccia, ma data la vicinanza del muro in questione all’edificio oramai scomparso si può dedurre che il muro facesse anche da canale portando l’acqua verso il mulino.

Disegno di fantasia creato sulla tesi della relazione.

  1. Fase - L’edificio oramai scomparso era un mulino alimentato dal Cornea
  2. Fase - Costruzione di un primo invaso e deviazione del fiume
  3. Fase - Costruzione di un muro sul primo muro e quindi ampliamento dell’invaso e canalizzazione del flusso verso il mulino.
  4. Fase - L’abbandono del mulino non ha reso più possibile governare (pulizie dei detriti) l’invaso e questo ne ha causato il crollo cedendo proprio nella parte più debole appesantita dal muro sovrastante.

“Queste deduzioni sono scaturite da un’attenta lettura dello stato dei luoghi ma non supportate da analisi archeologiche e geologiche, pertanto ciò che si è scritto non è assolutamente vincolante anzi vuole essere da sprone ad analisi più dettagliate e specifiche magari coadiuvate da tecnici ed esperti del settore.”

Gregorio Soldivieri